Nel 2025, il cambiamento più evidente nella nightlife delle celebrità non riguarda un nuovo club esclusivo o un rituale più appariscente di bottle service: riguarda l’assenza di alcol. Sempre più artisti, attori, presentatori e influencer scelgono di rimanere sobri o di bere meno, ma senza trasformarlo in una campagna pubblica. Questa “sobrietà discreta” sta cambiando il modo in cui si organizzano gli afterparty, come si gestiscono i tour e come i brand impostano le collaborazioni in un settore che per decenni ha associato l’alcol allo spettacolo.
Il primo motivo è pratico: la salute non è più un tema privato per chi vive sotto i riflettori. Nel 2025 ci si aspetta che le celebrità rendano al massimo con agenda intensa — giornate di riprese, viaggi, prove, interviste, concerti e contenuti social — e l’alcol spesso è incompatibile con questa realtà. Le feste possono esistere ancora, ma il costo arriva il giorno dopo in forma di stanchezza, voce affaticata, sonno frammentato e recupero più lento. Per molti professionisti dell’intrattenimento, ridurre o eliminare l’alcol non è una questione morale: è un modo per proteggere la propria produttività.
Il secondo fattore riguarda la sicurezza dell’immagine. Oggi basta un video sfocato o una foto fuori contesto per diventare un titolo di giornale più a lungo di un premio vinto. La “sobrietà discreta” permette di restare presenti agli eventi, di fare networking e di essere visti, riducendo però il rischio di essere ripresi in uno stato alterato. Per chi basa la carriera su partnership di lungo periodo, questo aspetto è concreto e pesa nelle decisioni.
Il terzo motivo è culturale: la pressione sociale a bere si è attenuata. In passato rifiutare un drink poteva portare domande invadenti. Nel 2025, in molti ambienti scegliere opzioni analcoliche è normale, soprattutto tra le fasce più giovani. Lo showbiz, che spesso amplifica le tendenze, sta consolidando questa nuova etichetta. La novità è la discrezione: meno dichiarazioni pubbliche, più routine funzionali.
La sobrietà discreta non significa che ogni star smetta di bere per sempre. Spesso vuol dire scegliere con attenzione: evitare l’alcol durante un tour, concederselo solo in contesti privati o sostituirlo negli eventi pubblici. L’obiettivo è il controllo, non l’esibizione. Questo approccio è comodo perché non costringe a etichette e non apre dibattiti inutili.
Ecco perché le alternative analcoliche non sono più trattate come “richieste speciali”. Nel 2025, molti eventi prevedono già opzioni adatte: spumanti analcolici per i brindisi, distillati zero-proof per cocktail d’autore e birre alternative che non sembrano un ripiego. Il rituale sociale resta intatto, cambia soltanto ciò che viene servito.
Anche il mercato spinge in quella direzione. Le analisi di settore indicano che la categoria no/low alcol nei principali mercati continuerà a crescere fino al 2028, con i prodotti completamente analcolici come motore principale in volumi e valore. Questa spinta economica rende la sobrietà discreta un fenomeno strutturale, non una moda passeggera.
La trasformazione si vede prima di tutto dietro le quinte, dove i ritmi di lavoro sono più duri. Nei tour, l’alcol era spesso il “premio” post-show; oggi molte squadre puntano sulla ripresa fisica. I rider includono sempre più spesso birre analcoliche, distillati zero-proof, bevande con elettroliti e alternative funzionali. In alcuni casi cambiano anche le abitudini: dopo lo spettacolo, più cibo, idratazione e spazi tranquilli, meno alcol e caos. Il risultato è un clima più stabile e performance più costanti.
Anche i red carpet e le premiere stanno cambiando. L’eleganza resta fondamentale, ma l’alcol non è più il cuore dell’evento. Al posto delle classiche scenografie basate sullo champagne, compaiono drink list curate che includono proposte analcoliche premium. L’obiettivo è mantenere un’atmosfera di festa, riducendo al tempo stesso rischi legati a sicurezza, salute e contenuti virali indesiderati.
I locali notturni si adeguano perché la domanda è evidente al bancone. Nel 2025, un cocktail analcolico deve essere preparato con la stessa cura di uno classico: bicchieri adeguati, equilibrio dei sapori e ingredienti di qualità. Non è solo una questione di benessere, ma anche di business: se presentati come prodotti artigianali, i drink zero possono avere margini interessanti.
Nel 2025 gli eventi più riusciti puntano sull’esperienza, non sull’intossicazione. DJ set, live performance, installazioni, temi creativi e proposte food ben progettate tengono alta l’energia senza bisogno dell’alcol come “lubrificante sociale”. Questo è particolarmente importante quando il pubblico include persone che non si conoscono, fotografi e trattative di lavoro.
Conta anche l’orario. Molti eventi sobri iniziano prima e finiscono prima, una scelta comoda sia per gli ospiti di alto profilo sia per lo staff. Un formato 19:00–23:00 consente di socializzare, farsi vedere e proteggere il giorno successivo. È un modello sempre più comune negli afterparty legati a fashion week, festival del cinema e premi musicali.
Infine, i locali stanno imparando a trattare la sobrietà come parte dell’ospitalità. Menu chiari con sezioni analcoliche, bartender formati sui distillati zero-proof e un servizio che non mette pressione ai clienti. Dettagli semplici — come offrire uno spumante analcolico al brindisi senza farlo sembrare “l’opzione strana” — cambiano l’atmosfera complessiva.

I brand di alcolici hanno storicamente usato le celebrità per vendere un’idea di lifestyle: la foto con il bicchiere in mano, il party esclusivo, l’associazione con il successo. Nel 2025 questo modello esiste ancora, ma incontra più ostacoli. Alcune celebrità rifiutano del tutto partnership legate all’alcol, altre accettano solo con condizioni rigide: niente scene di consumo, niente messaggi che normalizzano eccessi e nessuna narrazione che faccia sembrare l’alcol indispensabile per essere sicuri di sé.
Parallelamente, i brand analcolici stanno guadagnando credibilità. Le previsioni di mercato evidenziano crescita per birre e distillati no-alcohol, e le aziende investono in gusto, packaging e storytelling. Per gli sponsor, la sobrietà discreta apre una strada nuova: collegare i prodotti a glamour, musica e sport con un’immagine più controllata e più sicura dal punto di vista reputazionale.
Cambia anche il modo in cui si valuta una campagna. Meno focus su contenuti “wild” da party e più attenzione a engagement sostenuto: dietro le quinte, routine di benessere, recupero post-evento e compatibilità con una vita professionale intensa. La sobrietà discreta funziona anche perché appare realistica e non costruita.
I marchi più efficaci adottano strategie doppie: continuano a presidiare i momenti tradizionali legati all’alcol, ma creano anche equivalenti analcolici che non sembrano una seconda scelta. Questo include distillati zero-proof premium, RTD ben progettati e collaborazioni con bartender capaci di costruire signature serve analcolici credibili.
Anche il linguaggio cambia. Nel 2025 molti brand evitano di raccontare la vita analcolica come una rinuncia. Preferiscono concetti come lucidità, performance, creatività e controllo, valori coerenti con la cultura dello showbiz. Questo approccio risuona con un pubblico che ammira le celebrità non solo per il talento, ma anche per disciplina e resistenza.
Infine, i modelli di sponsorizzazione diventano più flessibili. Alcuni eventi collaborano sia con brand alcolici sia con brand analcolici, offrendo scelta senza dividere la sala. Altri costruiscono l’identità dell’evento intorno al concetto no/low, trasformandolo in un elemento di conversazione che attira stampa e pubblico. La sobrietà discreta non è più un fenomeno marginale: nel 2025 è una realtà commerciale con cui lo showbiz sta imparando a convivere.